SINOSSI 

 

Mutevole, unica, incostante, remissiva o emancipata? L’universo interiore di una donna viene costantemente alterato da particolari eventi che lo stravolgono e che ne condizionano le sembianze. Irrimediabilmente ogni cosa muta e tutto diventa uno stadio esistenziale transitorio nel quale si può restare per sempre intrappolati, a meno che non si scelga di attraversarlo semplicemente come fase metamorfica per approdare ad un nuovo sé. Il cambiamento è inevitabile, la crescita personale è una scelta difficile che può però inaspettatamente trasformare nella migliore versione di sé stessi.
 Con Sweet Swan Sway!, il regista e coreografo Nyko Piscopo offre una lettura metaforica e psicologica de Il Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij, indagando i mutamenti, le evoluzioni, le alterazioni della psiche attraverso la metamorfosi donna-animale.

 

PROGETTO

 

Il progetto coreografico è una lettura metaforica e psicologica de Il Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij, e indaga sui mutamenti, le evoluzioni, le alterazioni della psiche attraverso la metamorfosi donna-animale. L’ispirazione primordiale nasce da una storia vera: una donna viene lasciata cadere nel vuoto più assoluto ritrovandosi persa e trasformando la solitudine in una dimensione perpetua. Le aspettative sul “principe” che ha amato sono state totalmente deluse. Grazie alla forza istintiva ella riesce a chiedere aiuto, ad abbandonare lo stato di passività e trova la forza per ripartire. Altra tappa ispiratrice è stato il manuale “Donne che corrono coi lupi”, un testo di Clarissa Pinkola Estés che analizza l’anima femmina attraverso le favole. Ed è proprio di una favola che il progetto stesso si nutre: quella di Odette e del suo principe Siegfried. Questo lavoro è un’autentica mappa per trovare le “trappole” più o meno conosciute; le stesse che impediscono a qualsiasi donna di trovare il cammino di rientro verso casa, di ritorno alla sua essenza, ai 

suoi istinti, verso quella donna selvaggia connessa alla percezione, al suo spirito ludico e alla sua meravigliosa capacità di affetto. “Essere forte non significa allenare i muscoli o fare le flessioni. Significa trovare la propria luce senza fuggire, vivendo attivamente e in modo personale con la natura selvaggia. Significa essere capaci di imparare, essere capaci di sostenere quello che si sa. Significa sostenersi e vivere.” Clarissa Pinkola Estés. Si tratta di una favola contemporanea in cui il regista stravolge il concetto del lieto fine e lo sposta al principio come un “c’era una volta” esageratamente tragico. Lo scopo di questa narrazione infatti è quello di giungere ad un finale alternativo così come è cambiato il “e vissero felici e contenti” di tutte le favole proposte attualmente dalle case cinematografiche e da quelle editrici: un finale che prevede la felicità di una donna con se stessa, senza la presenza di un uomo. 

 

 

CREDITI

 

Coreografia / Nyko Piscopo Assistente / Nicolas Grimaldi Capitello Collaborazione artistica / Francesco Russo Costumi / Pina Raiano, Alessandra Zevola Handmade Design,  Só dancewear  Luci / Luigi Della Monica Scene / Leopoldo Guadagno Danzatori / Sibilla Celesia, Monica Cristiano, Leopoldo Guadagno,  Elisabetta Violante, Roberta Zavino Musica / Pyotr Ilyich Tchaikovsky Drammaturgia musicale / Sika Video / Ivan L’Astorina, Matteo Cinque Foto / Federica Capo Produzione / ARB Dance Company